Kuro Obi – Cintura Nera
Kuro Obi – Cintura Nera
I Passaggi del percorso marziale presentati dai maestri dei vari stili, possono o meno incontrare un sistema gerarchico, ma analizzandoli più approfonditamente, tutti hanno un sistema gerarchico anche dove sono paventati sistemi di tipo “siamo tutti uguali”. Scordatevelo, non esiste un sistema dove le cinture, le persone o le scuole su territorio nazionale o internazionale sono tutte uguali, c’è sempre una gerarchia a volte una dittatura.
Nell’ambito di questo sistema gerarchico vi sono riconoscimenti meritocratici o meno che corrispondono a celebrazioni e fregi per le capacità apprese. Questi si traducono quasi sempre nel consentire ad un allievo di indossare una cintura colorata che dia evidenza all’allievo ed al Dojo, del riconoscimento da parte di tutti delle sue competenze. Sovente capita che sia un riconoscimento anche solo all’impegno dell’allievo, pensiamo a chi inizia a 50 anni a praticare le arti marziali e magari non ha avuto nessun allenamento alle spalle, oppure un ipovedente o ragazzi disabili, non possiamo pensare che diventino sempre i migliori del Dojo nelle abilità fisiche e tecniche, ma possono essere sicuramente quelli che si impegnano e faticano come e più degli altri ed è necessario celebrare e dare un riconoscimento anche a questo impegno.
Il percorso è composto di passaggi di gradi (Kyu)
che coincidono con un miglioramento dell’allievo e il permesso di indossare una cintura ogni volta di diverso colore per chiudere il keikogi (vedi articolo). Il miglioramento dell’allievo si auspica sia ottenuto attraverso piccoli obiettivi assegnati e supervisionati da un maestro, un allenatore o un istruttore che dir si voglia. Questi obiettivi, come per tutti i progetti dovrebbero essere pianificati quantomeno secondo una metodologia ben definita come ad esempio
la metodologia “S.M.A.R.T.” che sta per :
- S = Specific (Specifico)
- M = Measurable (Misurabile)
- A = Achievable (Raggiungibile)
- R = Realistic (Realistico)
- T = Time-Based (in un periodo di tempo con inizio e fine)
Ad esempio per un principiante si traduce in :
- S = esecuzione di un kata, round di seguito al sacco, piegamenti;
- M = posizioni del kata, tempo dei round, numero piegamenti;
- A = eseguire un preciso un kata base, pochi round e pochi piegamenti;
- R = principiante dovrà fare il primo kata, due round, 10 piegamenti;
- T = in 6 mesi il principiante fa il primo kata, due round e 10 piegamenti
Attraverso una corretta metodologia di pianificazione della crescita di un allievo, si salgono i livelli, si aumentano le abilità e si arriva allo Shodan, la cintura nera, il Kuro-Obi, the Black Belt, in altre parole, il primo DAN.
Da qui inizia il percorso marziale vero e proprio.
Si intuisce da qui chi sarà un vero artista marziale e proseguirà con impegno il percorso, fatto di crescita personale, morale e aiuto verso gli altri. Supporto verso i compagni ponderato ed umile, che non sia:
- il maestrino che non consente agli altri l’esecuzione errata di una tecnica perché ancor prima che un allievo inizi a provarla già dice che è sbagliata;
- non sia a contestare il maestro se non in separata sede;
- non parli sopra gli altri;
ma sia una cintura nera, quella di cui vorresti ce ne fosse pieno il mondo, che lascia agli la libertà di sbagliare, fornisce un consiglio alla volta e magari a volte non dice nulla perché tanto, lo stesso errore, già te lo ha detto la scorsa volta.
La Kuro Obi è il momento in cui per comprendere tutto è necessario dimenticare tutto.
Abbiamo la mente condizionata da khion, kata, kumite, randori, dalle nostre tokui waza e pensiamo siano i nostri schemi quelli giusti, quelli che ci hanno consentito di arrivare alla tanto agognata cintura nera. E quanto di più difficile da fare è proprio ammettere che il nostro modo di pensare, che ci rappresenta, contraddistingue e ci ha portato a tanti successi, non sia universalmente giusto e in aggiunta sebbene rappresenti quello che valiamo, va messo in discussione.
La cintura nera è esattamente:
- l’uso delle conoscenze acquisite per iniziare a dubitare delle stesse, della loro corretta esecuzione ed applicazione nelle tecniche e nel modo di combattere, partendo da una revisione che si basa ancora una volta su noi stessi pensando in modo circolare ma aperto. Iniziare a dubitare di noi stessi, spalancandoci al potenziamento delle nostre conoscenze attraverso l’aiuto ragionato verso gli altri e la voglia di rivedere quanto di superfluo o necessario possiamo rilasciare o trattenere. Infine, apprendere dagli altri, scendendo dal piedistallo che ci ha donato automaticamente la nostra Kuro Obi.
Black Belt è iniziare ad applicare il ciclo di Deming (Plan,Do,Check,Act) che prevede una pianificazione, un’esecuzione, controllo e messa in discussione di noi stessi e di nuovo un’azione per correggere e iniziare di nuovo a pianificare i nostri miglioramenti. Questa mentalità è parte delle arti marziali, inizia quando si mette piede nel Dojo la prima volta e dura sino alla fine dei nostri giorni e forse anche oltre.
Buon percorso marziale.