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Maestro di Judo

“Chi è il Maestro di Judo? E che differenza c’è tra un Maestro di Judo e un “maestro” di tennis, di sci, di ballo, e così via?

E tra un Maestro e un istruttore, o un coach (mister, allenatore)? ”

Risposta:

L’etimologia della parola maestro si ricollega al latino magister = maestro, a sua volta dall’unione di magis = grande + il suffisso comparativo -ter.

Etimologico, maestro significa “il più grande”, cioè il più esperto, il più competente riguardo a una materia, ad un’arte ad una abilità, tale da essere il punto di riferimento per chi voglia apprendere tali conoscenze. Egli è persona molto competente o esperta e che è in grado di trasmettere le sue conoscenze a chi vuole apprenderle. Il maestro è, dunque, colui che guida, spiana il cammino; un compito delicato il suo, caratterizzato dalla piena condivisione di ciò che insegna. Il vero maestro, infatti, è colui che dapprima cerca di migliorare se stesso e poi indirizza il proprio intervento sugli altri.

La storia insegna che i veri maestri sono coloro che sanno instaurare un rapporto relazionale significativo con l’allievo e rappresentano per lui un valido modello di riferimento.

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Per essere maestri occorre, quindi, avere un ideale di vita e, attraverso l’insegnamento e l’esempio, produrre nell’allievo il desiderio di condividerlo. Perché nessun maestro può imporre, ma nel rispetto della libertà individuale, deve solo condurre per mano l’allievo sui sentieri della vita, indirizzare e non coercizzare, condividere e non imporre.

Sono convinto che i maestri che possono fregiarsi di tale titolo esistono ancora e che, anzi, oggi più che mai sono in grado di incidere positivamente sulla formazione della personalità degli allievi. Fondamentale è sempre la relazione educativa e la trasmissione del cosiddetto “curricolo implicito”, che è il patrimonio personale di ogni insegnante, più o meno inconsciamente proposto agli allievi.

Vivere il ruolo con passione, cercando di tenere ben saldi i punti cardine del proprio operare, è la premessa indispensabile per sentirsi maestri a pieno titolo. Avvertire l’entusiasmo del coinvolgimento, la consapevolezza che spesso gli allievi ti guardano per scrutare il tuo comportamento e tu sai che non puoi tradirli perché faresti del male a te stesso e a loro; comprendere che anche una parola fuori posto può ferire un allievo ed aver coscienza del fatto che nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno di allenamento si realizza un incontro tra anime: questi sono i delicati ed autorevoli compiti del maestro. Egli rappresenta il modello di riferimento e non deve mai dimenticarlo: è questa la grandezza del suo ruolo e l’impegno che lo deve animare è quello di cercare di migliorare sempre se stesso per rendere migliori i suoi allievi. Maestro si può diventare con l’impegno costante, la ricerca e soprattutto la chiarezza degli obiettivi che si vogliono perseguire.

Il suo ruolo è determinante ai fini della formazione della personalità degli allievi e non si può prescindere dall’ascolto, dal rispetto dei tempi, dei ritmi e dei modi di apprendimento di ciascun allievo: garantire una presenza stabile è anche utile per creare un clima sociale positivo e disteso, nel quale sia data ad ognuno la possibilità di esprimersi e di sentirsi compreso.

Il judo, per espletare al meglio il suo compito, ha bisogno di maestri che lo siano anche di vita, che aiutino l’allievo a fare del sapere il mezzo per vivere meglio con se stesso e con gli altri, per costruire una società più giusta e più a misura d’uomo,sempre orientato da alti valori. Il maestro è quello che insegna agli allievi a vivere semplicemente con l’esempio e la gioia. Aldilà dei termini: insegnante, istruttore, coach chi realizza quanto esposto è un Maestro. Infine Chi lo è non ama esserlo chiamato, non ha bisogno del titolo e non lo chiede. Gli allievi, in modo spontaneo, sentono di riconoscergli tale appellativo.

Lascio queste considerazioni con una domanda: chi sente di essere maestro e chi invece lascia che siano gli altri a decidere di riconoscerlo tale?