L’obi (帯, おび) e l’importanza di celebrare
celebrare i nostri successi
Di recente mi sono trovato a parlare con un amico che da qualche anno ha intrapreso le arti marziali con impegno e dedizione. Abbiamo discusso sulla vita all’interno di quel microcosmo chiamato Dojo, sui comportamenti corretti, sui metodi più o meno ortodossi utilizzati nonché sull’importanza del rispetto delle regole e dell’abbigliamento. Mi ha espresso i suoi punti di vista e ci siamo trovati non proprio in accordo su di un argomento in particolare, il passaggio di kyu e quello che succede dopo aver ottenuto la nuova cintura. In particolare (probabilmente questo gli hanno trasmesso) non ritiene importante il passaggio di cintura e anzi durante gli allenamenti non ama nemmeno indossarla.
La sua opinione è che l’importanza del colore della cintura in un Dojo è solo una gerarchia all’interno del Dojo stesso.
Bene. La mia opinione è diversa e leggendo di recente un articolo di una mia amica di cui vi riporto qui una sintesi, ho capito esattamente perché sul tema “Obi” (帯, おび – cintura) la penso in modo diametralmente opposto al mio amico. Ed il motivo è legato strettamente all’importanza di celebrare e condividere i riconoscimenti ricevuti.
Celebriamo normalmente i riconoscimenti o gli eventi che segnano la nostra vita, nascita, compleanno, matrimonio, laurea. Tuttavia la celebrazione di altri eventi, soprattutto dei nostri successi, culturalmente viene percepita anche da noi stessi come autoreferenzialità e quindi si evita di celebrare e di condividerli.
Ricordiamoci però che per averli abbiamo speso energia, fatica, tempo, impegno e proprio per questo meritano davvero una particolare attenzione.
Ricordiamoci che la maggior parte di quelli che dicono “non mi importa della cintura” (e per fortuna non è il caso del mio amico) sono poi i primi ad autocelebrarsi in ogni occasione e con ogni mezzo.
La celebrazione dei successi serve allo sviluppo personale, rappresenta quel fondamentale momento in cui possiamo dire “Ce l’ho fatta!” e ci ripaga di tutto ciò che abbiamo dovuto mettere in campo per arrivare a quel traguardo. Celebrare ci permette di riappropriarci dell’energia che abbiamo speso e di rimetterla a disposizione per il futuro, ravviva la gioia e la soddisfazione, ci offre il senso concreto delle nostre capacità e della nostra tenacia, alimenta la positività, consolida l’autostima e ci incoraggia.
Proprio per questa mia convinzione stasera andrò a celebrare il passaggio di Shodan di un mio compagno e con grande emozione spero di vedergli indosso la “Kuro-Obi” (cintura nera) augurandogli di portarla sempre con fierezza perché è un traguardo che lui ha raggiunto con le sue forze ed il suo impegno.
Approfittiamo per precisare che, Shodan (初段) significa letteralmente “grado iniziale” ed è il più basso grado di cintura nera (il mio) nelle arti marziali giapponesi. Il 2° dan è superiore rispetto allo Shodan, ma il 1° dan viene chiamato tradizionalmente Shodan e non “Ichidan“. Questo perché, come dice Wikipedia, il carattere 初 (sho, pronuncia alternativa: hatsu) significa anche primo, nuovo o iniziale in giapponese.
Inoltre, viene indicato frequentemente come “primo dan” ed è parte del sistema di classificazione kyū/dan comune alle moderne arti marziali giapponesi. Il termine può essere usato sia per descrivere il grado posseduto dalla persona, che la persona (cioè, si può dire che una persona riveste il grado di shodan, ma è anche corretto dire: “Io sono uno shodan nell’arte marziale ‘x’ “).
In conclusione penso che i propri successi devono essere celebrati ed esposti liberamente e sono parte di voi !